Georges Bataille, manoscritto da
La littérature et le mal (1957).
Aprire il libro in modo che inviti come una tavola apparecchiata dove noi prendiamo posto con tutte le nostre idee, domande, convinzioni, con i nostri ghiribizzi, pregiudizi, pensieri, in modo che i duecento lettori (saranno tanti?) scompaiono in questa compagnia e proprio per questo se la godono: la critica è questa.
Walter Benjamin, Ombre corte, 1928-1929.
Elzeviri e altre catastrofi è l’inconscio di Mousikè. O, perché no, il suo Super-Io. Questa sezione nasce dall’irrefrenabile desiderio di porre un dominio alla forma, ma anche dalla necessità di deframmentare la bibliografia di Mousikè. Dopotutto, l’Istituto nasce anche come tentativo di redenzione dal senso di colpa di letture sfrenate, selvagge, contrastanti e senza alcun criterio apparente. Poiché consegnarsi a certi canoni, a certe minoranze, comporta anche un castigo dello spirito. Pertanto, la specifica necessità di questo luogo virtuale per fissare le condensazioni concettuali tratte dall’esperienza di tali letture.
Così, in 5000 caratteri vi racconteremo non solo i testi a volte introvabili, ma altre volte rileggeremo, con sguardo farmacologico, i grandi classici, o i libri (Elzeviri), film (Cinemato-grafi), o immagini (Tessere) che ci orientano nel contemporaneo. L’obiettivo è una concrezione e una dose settimanale per stimolare l’energia libidinale ad investirsi per riattivare processi di transindividuazione, che sembrano sempre più neutralizzati dall’economia dell’attenzione vigente.
L’elzeviro è qui uno stimolo per ritrovare un’attenzione per il profondo.