Le dissonanze, nate come espressione di tensione, di contraddizione e di dolore, si sono sedimentate diventando “materiale”. Non sono cioè più mezzi dell’espressione soggettiva, ma in questo non rinnegano affatto la loro origine, e divengono caratteri della protesta oggettiva. L’enigmatica fortuna di queste sonorità è che esse, in virtù della loro trasformazione in materiale, dominano quel dolore che una volta manifestavano. La loro negatività tien fede all’utopia e racchiude in sé la consonanza che vien sottaciuta.